La notizia del proscioglimento dall’accusa infamante di peculato «perché il fatto non sussiste» l’ha ricevuta per telefono dal suo legale, Enrico Zurli, nella tarda mattinata di giovedì. «Ero andato in udienza per rispetto verso i giudici, ma non ho aspettato la pronuncia del verdetto. Sarei insincero se non dicessi che ho provato un senso di liberazione. Dal 2006 ho subito due inchieste e due processi da parte della Procura di Firenze: anche il primo processo si è concluso con un’assoluzione piena». Aldo Schiavone ha 74 anni, ha pubblicato diciotto saggi (il prossimo, sull’eguaglianza, uscirà nei prossimi mesi con Einaudi e Harvard), ha insegnato Diritto romano nelle università di Napoli, Bari, Pisa e Firenze, e adesso è principal investigator del progetto Erc Advanced Grant «Sir - Scriptores iuris Romani. Texts and Thought» alla Sapienza di Roma. «Un progetto di ricerca europea che vinsi nel 2015, con un finanziamento importantissimo che l’allora direttore della Normale di Pisa, Fabio Beltram, si rifiutò di ospitare adducendo scuse miserevoli. Per me era stato naturale proporlo a loro, visto l’accorpamento del Sum all’ateneo pisano».